Dialogo terapeutico: la seconda legge biologica

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Erica: “quindi mi sta dicendo che quando ho dei sintomi quella non è l’unica fase della malattia? E che sono malata anche quando non ho sintomi?”

Francesco: “Potremmo dire che quella che lei chiama malattia è un processo un pò più ampio; iniziamo dal chiamarlo programma di fisiologia speciale e diciamo che è composto da due fasi.”

Erica:” e quando ho i sintomi come il dolore sono in una delle due fasi, esatto?”

Francesco: “Dipende dal tipo di tessuto del corpo che sta agendo, ma andiamo per gradi. Possiamo fare, a livello teorico, questo schema:

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Questo è l’inizio di una curva che si chiama curva bifasica: la prima parte si chiama fase attiva. Dal punto di vista neurologico c’è un’attivazione del sistema nervoso ortosimpatico, che permette alla persona di reagire in maniera ottimale a quell’evento inaspettato, o alla recidiva o al binario (se non sai di cosa sto parlando e vuoi approfondire puoi leggere l’articolo precedente qui). A livello vegetativo si traduce in mani e piedi freddi (vasocostrizione), poco appetito, insonnia, perdita di peso, iperattività. A livello psichico si continua a pensare a ciò che è successo (pensiero ossessivo). A livello organico avviene una modificazione strutturale e funzionale a dipendenza dell’origine embriologica dei tessuti stimolati.

Erica: “in questa situazione sto malissimo da quello che mi sta dicendo!!”

Francesco: “In realtà, salvo casi particolari, qui non avvertiamo sintomi; ma deve pensare che questa fase in natura dura poco. Ad esempio un animale che viene rincorso dal predatore non starà giorni o mesi in ansia per essere mangiato, ma in pochi secondi la questione finisce: la sua attivazione per sopravvivere sarà molto breve. Ma nell’uomo ci sono situazioni abberranti che possono durare anni!”

Erica: “e poi che succede?”

Francesco: “nel momento in cui avviene lo scioglimento emozionale esco dalla fase attiva, magari perchè la situazione cambia nella realtà sensoriale o nella propria percezione; in ogni caso da qui in avanti entriamo nella fase vagotonica, che si divide a sua volta in due parti: A e B.

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Erica: “ah, ma è tutto così complesso!”

Francesco: “tutto il contrario, è biologicamente sensato e per nulla complicato. Nella fase vagotonica A ho la maggior parte dei sintomi come febbre, stanchezza, dolore, gonfiori (edema) per vasodilatazione, rossore, in sostanza i sintomi dell’infiammazione. L’intensità e la durata di questa fase dipenderanno dalle caratteristiche della fase attiva. Poi, per poter riassoribire questi liquidi, il sistema ritorna momentaneamente in tensione tramite la simpaticotonia acuta, che molto spesso avviene di notte. Dopo di che inizia l’ultima fase, la fase vagotonia B in cui l’individuo suda molto, aumenta la diuresi e il tessuto implicato termina la sua cicatrizzazione.

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Erica: “e alla fine sono guarito?”

Francesco: “diciamo che se il tessuto ha fatto molti processi il ritorno alla normotonia avviene con un esito.

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Questo significa che il tessuto si modifica: può essere sovrabbondante, oppure ridotto o ancora alterato nella sua funzione, per esempio se è un organo di senso.

Erica: “ma perchè alcuni tessuti sono sovrabbondanti e altri invece si riducono?”

Francesco:” per rispondere a questa domanda dobbiamo entrare nella terza legge biologica….ma andiamo con calma.”

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